OPERAZIONI SU VALANGA DEL SOCCORSO ALPINO VALDOSTANO

Valle d’Aosta, sabato 14 Gennaio 2023.
Alla Centrale Unica del Soccorso perviene una chiamata telefonica (una delle molte giornaliere, in numero variabile a seconda della stagione, delle condizioni meteo e di altri fattori) da parte di uno sciatore il quale, con voce affannata, esordisce: “Aiuto! Ho visto uno sciatore fuoripista travolto da una valanga!”.
L’operatore della Centrale gli chiede indicazioni precise sul luogo e lo interroga nel tentativo di ottenere altre informazioni utili per la ricerca, quindi attiva la base elisoccorso, situata sull’aeroporto di Aosta. Il tutto avviene nel breve lasso di tempo di tre minuti. All’equipaggio dell’elisoccorso verranno comunicate ulteriori informazioni durante il volo di avvicinamento.

La reazione dell’equipaggio HEMS (Helicopter Emergency Medical Service) è rapida, come sempre, tanto che in soli nove minuti l’elicottero raggiunge il sito.
Lo sbarco delle due guide del Soccorso Alpino Valdostano, del medico e del cinofilo con il suo cane è questione di secondi; nel mentre l’elicottero si allontana il suddetto personale, tutti indistintamente, si prodigano nella ricerca del malcapitato, coordinati da una delle due guide ed utilizzando strumenti appropriati quali l’ARTVA ed il Recco e tecniche di ricerca ben conosciute.
Sono trascorsi cinque minuti, che sembrano eterni ma in realtà sono pochi, quando viene localizzato il segnale ARTVA della persona sepolta nella neve; inizia così un’altra corsa contro il tempo, il suo disseppellimento, operazione che richiede altri cinque minuti poiché lo sciatore si trova sotto un metro e mezzo di neve.

Sinistra: in volo sulla Val Veny Destra: scenario simulato di valanga in Val Veny

In soli ventidue minuti complessivi dalla chiamata i soccorritori sono riusciti a raggiungere ed estrarre dalla neve l’infortunato; purtroppo lo sforzo collettivo è risultato vano poiché lo sciatore ha subito traumi letali nel corso del travolgimento che ne hanno decretato il decesso.

Al di là dell’esito negativo finale, rispetto al quale nessuna soccorso avrebbe potuto essere efficace, come è stato possibile produrre una performance così elevata in così poco tempo?
Per comprenderlo occorre conoscere i professionisti del soccorso, come sono organizzati e come si preparano a questi eventi, nonché  analizzare i principali fattori che condizionano il soccorso su valanga.

A bordo del Leonardo AW139 di Airgreen in servizio Elisoccorso per la Regione Autonoma Valle d’Aosta. In volo sulla Val Veny dal punto di vista dei piloti e del tecnico verricellista.

Lo scorrere del tempo.

In ambito soccorso sanitario sovente si sente usare l’espressione ‘golden hour’, a significare il tempo massimo entro il quale occorre prestare soccorso affinchè lo stesso possa avere un esito positivo non solo nell’immediato, cioè nel salvare la vita, ma anche nell’agevolare il successivo percorso di guarigione del paziente, auspicando una accettabile qualità di vita.

Parametro non valido nell’eventualità di soccorso in valanga; in questo caso quei sessanta preziosi minuti sono decisamente troppi poiché le probabilità di sopravvivenza si riducono drasticamente col trascorrere del tempo, d’altronde l’esperienza e le statistiche parlano chiaro: disseppellire una persona entro i primi 18 minuti significa avere il 93% di probabilità di sopravvivenza, entro 36 minuti solo più il 30%, entro l’ora il 28%.

E’ comprensibile come solo un’azione di soccorso estremamente rapida, strutturata, sperimentata e ben coordinata possa avere una qualche chance di successo; il servizio di elisoccorso è indubbiamente lo strumento più efficace in tal senso, fatta eccezione per l’eventuale autosoccorso prestato da persone presenti in loco ed equipaggiate per la ricerca e per le operazioni di disseppellimento. Quindi il tempo è il primo elemento determinante, un handicap, un fattore negativo che può anche essere causa di stress.

Appena sbarcati si procede immediatamente alla ricerca mentre l’elicottero decolla per andare a riposizionarsi in attesa di nuove disposizioni

Il servizio di elisoccorso in Valle d’Aosta.

In Italia, nella quasi totalità delle basi, l’equipaggio di elisoccorso accomuna tre realtà completamente differenti fra di loro, tutte altamente specializzate e professionali: la componente aeronautica, quella medica e quella alpinistica. L’equipaggio standard dell’elicottero del soccorso in Valle d’Aosta è composto da pilota, tecnico verricellista (detto anche HHO – Helicopter Hoist Operator), due Tecnici di Elisoccorso (TE), un medico; nel caso di una ricerca in valanga prende parte all’equipaggio anche una unità cinofila, conduttore con il suo cane, unità che nel periodo invernale è sempre presente in base.

Da notare che è l’unica base HEMS in Italia ad adottare questa composizione di equipaggio; le altre basi di norma hanno un solo TE ma prevedono un infermiere che affianca il medico. La scelta particolare della Valle d’Aosta è dettata dalle condizioni ambientali nelle quali si opera, quote molto elevate e terreni estremamente ostili, ghiacciai, pareti di roccia verticali.

Ricerca con ARTVA e con Unità Cinofila. Altri operatori sono pronti con la sonda

La base HEMS è ubicata sull’ aeroporto di Aosta ‘Corrado Gex’, quindi in posizione strategica al centro della Valle, dalla quale è possibile raggiungere in soli 15 minuti di volo anche i punti più periferici ed estremi della regione, cioè la vetta del Monte Bianco a ovest e la Capanna Margherita al Monte Rosa a est; ciò è possibile grazie alle eccelse prestazioni dell’elicottero utilizzato, un Leonardo Helicopters AW139 operato dalla Società di lavoro aereo Airgreen, azienda piemontese che fornisce la componente aerea del servizio elisoccorso della Regione Valdostana sin dal 1994, ininterrottamente 365 giorni anno, dall’alba al tramonto.

Una continuità di servizio che è garanzia di affidabilità ed efficienza, grazie anche alla conoscenza del territorio ed all’esperienza derivante dalle decine di migliaia di missioni di soccorso compiute in ventisei anni di attività. Ovviamente Airgreen fornisce il personale aeronautico, piloti e tecnici verricellisti, i medici appartengono all’Azienda USL della Regione Valle d’Aosta, mentre i 40 Tecnici di Elisoccorso fanno parte del Soccorso Alpino Valdostano.

Operazioni al verricello per calata / recupero di Tecnici di Elisoccorso TE del Soccorso Alpino Valdostano

Il già citato elicottero AW139 è la macchina di riferimento per il soccorso, e lo è tanto più in ambienti e scenari estremi come quelli presenti in Valle d’Aosta. Velocità di crociera e di salita, carico utile, spazio a bordo, e non ultimo conformazione della cabina che rende più che agevoli e rapide le operazioni di imbarco e sbarco, nonché i verricellamenti. Posso affermare che nell’ambiente montuoso Valdostano, e non solo, sia la macchina ideale e senza uguali per il soccorso; ne sono testimoni gli oltre 1200 esemplari consegnati a clienti di tutto il mondo.

Quindi il servizio di elisoccorso, l’equipaggio e l’elicottero entrambi altamente performanti, sono la carta vincente per contrastare l’elemento negativo: lo scorrere inesorabile del tempo.
L’equipaggio è addestrato ed è abituato a reagire rapidamente alle richieste di soccorso, tanto più nell’eventualità di una ricerca in valanga. Per raggiungere e mantenere questa prontezza operativa necessita un continuo addestramento e formazione; vediamone gli aspetti specifici relativi all’argomento del presente articolo.

Il personale appena sbarcato si posiziona a fianco dell’elicottero, accovacciati ed in vista del verricellista. Tutti gli equipaggiamenti devono essere saldamente assicurati

Le giornate formative e di valutazione.

Il responsabile del Soccorso Alpino Valdostano, Paolo Comune, spiega: “nel corso dell’anno i nostri 40 Tecnici di Elisoccorso qualificati devono obbligatoriamente partecipare a sei giornate di addestramento e valutazione. Ogni giornata è suddivisa in quattro sezioni ad ognuna delle quali partecipano 10 Tecnici. Quindi un totale di 24 giornate all’anno molto impegnative, tanto che nel caso in cui un TE non dovesse superare la valutazione, e non avesse più l’opportunità di ripetere la giornata, verrebbe sospeso dal servizio per un anno.
Da notare che alle giornate devono prendere parte anche tutti i medici, i piloti ed i verricellisti.
Queste esercitazioni sono condotte il più realisticamente possibile, mettono sotto stress tutto il sistema in modo tale da ottenere la massima integrazione fra tutti i componenti gli equipaggi, oltre ad arricchire il bagaglio di esperienze di ognuno di essi. In questo contesto uno dei fattori cardine risulta essere la comunicazione, sia fra i vari attori a terra ed in volo, sia verso la Centrale Unica del Soccorso. Oltre alla giornata dedicata a neve e valanga le altre cinque giornate sono: impianti a fune, montagna autunnale, roccia, ghiaccio, canyoing.”

L’altitudine media degli interventi in Valle d’Aosta è attestata attorno ai 2500 metri, dato sufficiente per far comprendere il perché di un percorso di formazione e mantenimento così esigente.

Altre fasi della ricerca che evidenziano i movimenti degli specialisti e l’attimo adrenalinico (a destra) del ritrovamento di una persona sepolta

Giornata neve e valanga: in addestramento con il Soccorso Alpino Valdostano.

Di tutti gli interventi di soccorso quello in valanga è il più complesso, di conseguenza la sessione di addestramento propone uno scenario articolato. La giornata alla quale ho assistito prevedeva sei persone travolte da una valanga piuttosto ampia. Simulata la chiamata da parte della Centrale l’elicottero raggiunge la Val Veny, ai piedi del Monte Bianco, dove è già possibile, da bordo dell’elicottero, effettuare una prima valutazione dello scenario. Sbarcato il personale ai margini della valanga (due TE, il medico ed il cinofilo) un TE assume la funzione di leader, coordina gli altri operatori e data la vastità dell’area di ricerca richiede immediatamente delle squadre di rinforzo che verranno trasportate in loco dallo stesso elicottero. Il TE leader è l’unico a comunicare con la Centrale, in modo tale da mantenere comunicazioni chiare e precise, senza interferenze di altri operatori. Arrivati sul posto se c’è un testimone un TE lo ascolta immediatamente perché potrebbe fornire informazioni preziose e far risparmiare tempo vitale.

L’elicottero AW139 consente una eccellente rapidità di esecuzione delle manovre di verricellamento e imbarco-sbarco del personale che sono indubbiamente apprezzate, tanto più quando i secondi sono vitali.

Occorre dire che non c’è una regola ben precisa del come organizzare la ricerca, la strategia di ricerca cambia in base alla valutazione  della valanga. Ad esempio, in risposta ad uno dei possibili scenari, se la valanga è molto vasta si può scegliere di tenere il medico a bordo, posare il cinofilo alla base della valanga per risalirla, mentre i due TE vengono depositati alla sommità per scenderla; il medico verrà rapidamente collocato dall’elicottero nel punto esatto del ritrovamento.

La ricerca viene condotta con l’ausilio degli strumenti Artva e Recco. Il primo è un sistema che riceve il segnale, onde elettromagnetiche, emesso dal corrispettivo trasmettitore indossato dalla persona ricercata, nel caso auspicabile che lo abbia; il sistema è ampiamente diffuso fra chi pratica attività su neve fuori pista e consente una precisa localizzazione. Il Recco è invece un sistema che invia degli impulsi che se ricevuti da una piastra riflettente Recco rimbalzano tornando all’emettitore, consentendo così di calcolare la distanza; il riflettore è una piastrina che sovente viene inglobata nell’abbigliamento tecnico già dalle stesse aziende manifatturiere.

Nel caso in cui si sia localizzata la persona sepolta si procede al sondaggio e quindi allo scavo, a cui seguono la valutazione dello stato del paziente, le prime cure e l’eventuale chiamata dell’elicottero per il trasporto all’ospedale. Se le ricerche effettuate con gli strumenti descritte e dall’unità cinofila non danno esito positivo allora occorre procedere con i sondaggi organizzati su zone prioritarie, impiegando squadre numerose strutturate con sei-sette-dieci persone che lavorano affiancate. E’ ovvio che il tempo passa e le probabilità di successo si riducono.

Lo sbarco del cinofli ed altri TE. Il più delle volte i cani dimostrano di essere a loro agio nonostante la situazione non sia usuale e densa di fattori destabilizzanti: freddo, rumore, flusso d’aria, il turbinio della neve.

Quando la valanga è molto grande ed è difficile da percorrere perché si sprofonda, oppure si sviluppa su pendii tormentati, le squadre sono lente nel muoversi; talvolta la situazione è a rischio per possibili ulteriori valanghe ed è quindi opportuno ridurre i tempi di esposizione al pericolo del personale; in questi casi si utilizza anche un’altra tecnica di ricerca: a bordo dell’elicottero è in dotazione una antenna Artva con la quale si fa ricerca del primo segnale. L’elicottero vola lento ed il più basso possibile, anche solo dieci-quindici metri, mentre il TE a bordo gestisce l’antenna; il segnale è in cuffia sia la TE che al pilota ed allo specialista. Il risvolto negativo di questa modalità di ricerca è che stando così bassi si solleva molta neve, la quale potrebbe anche ricoprire persone od oggetti affioranti dalla valanga. Il pilota vola secondo una schema di volo, un po’ come si muovono i tecnici nella ricerca condotta sul suolo, al fine di coprire ordinatamente, porzione dopo porzione, la superficie della valanga.

Nel soccorso la prima regola è: ‘scena sicura’. Nella realtà il grado di esposizione al rischio è soggettivo di ogni equipaggio, la valutazione del rischio può differire non essendo applicabile una regola certa.
Detto ciò quando si presentano situazioni altamente rischiose, come ad esempio l’aver identificato con l’Artva il segnale della persona sepolta ma disseppellirla significa esporsi al rischio di essere travolti da una possibile nuova valanga, si può operare mantenendo un TE vincolato al verricello, con un margine di manovra limitato e con l’elicottero in hovering a quota tale da arrecare il minor disturbo possibile al TE che sta procedendo nello scavo; nel caso in cui il pericolo si stia concretizzando l’elicottero può velocemente lasciare la zona recuperando il TE.

L’AW139 di Airgreen in decollo in Val Veny. Si tratta dell’ultimo esemplare acquisito dall’Azienda ed implementato con il più recente aggiornamento avionico.

Conclusione.
Lo abbiamo ben compreso, il soccorso in valanga è una corsa contro il tempo, che però deve essere effettuata con perizia, preparazione e strumenti idonei. Oltre alle citate statistiche, che parlano di possibilità di sopravvivenza che scemano rapidamente già dopo i primi 18 minuti, occorre considerare che non è detto che l’elicottero possa intervenire, vuoi per condizioni meteo avverse che ne impediscono il volo, vuoi perché potrebbe già essere impegnato in un’altra missione di soccorso.

Quindi, nell’accingersi a pianificare una escursione in ambiente montano innevato, occorre fare prevenzione adottando un approccio cautelativo: mai muoversi in solitudine, consultare i bollettini neve e valanghe, meglio saper rinunciare alla gita se già si hanno dei dubbi, equipaggiarsi con gli strumenti di autosoccorso e verificare che siano idonei e funzionanti: ARTVa, pala e sonda. Questi strumenti, oltre che essere divenuti obbligatori per decreto ministeriale dal 1-gennaio-2022, sono la prima risposta per garantire un idoneo intervento di soccorso, rapido ed efficace.

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