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LO SCHIANTO DEL LIBERATOR B24 al MONTE FREIDOUR
Cima del Monte Freidour, quota 1452m.: qui il 18-settembre-1994 la Comunità Montana “Pinerolese Pedemontano” inaugurò un monumento dedicato all’equipaggio di un aereo alleato caduto su questo monte nel corso della Seconda Guerra Mondiale nel tentativo di rifornire di equipaggiamenti e munizioni la Resistenza.
Io c’ero, e posso testimoniare che quello fu un giorno di festa e di memoria, presenti anche autorità militari delle forze aeree della Gran Bretagna e del Sud Africa.
Oggi, nell’Ottobre 2018, approfittando delle giornate calde e luminose, ho voluto ripercorrere la salita a quel monte; data non casuale poiché lo schianto del velivolo avvenne nella notte del 13-Ottobre-1944.
Cosa successe quella tragica notte.
Nell’autunno del 1944 gli alleati, che occupavano il sud Italia, tentarono di rifornire di armi, munizioni e vestiario le formazioni partigiane attive sulle Alpi. L’unico modo per poterle raggiungere era aviolanciare il materiale andando incontro a notevoli rischi, sia per l’orografia del territorio e per le condizioni meteorologiche sovente degradate data la stagione, sia per la possibile reazione delle truppe di occupazione tedesche.
Quella notte, da una base aerea nei pressi di Foggia, decollò una formazione di 16 aerei, appartenenti alla South African Air Force ma con equipaggi misti composti da personale inglese, scozzese, australiano e sud africano. I punti di aviolancio erano ubicati su diversi siti sparsi nel nord-ovest, fra Liguria e alto Piemonte.
Il target del velivolo quadrimotore Consolidated B24 Liberator, marche KH-239, era nella fascia prealpina dei comuni del Pinerolese. Normalmente i lanci avvenivano di notte, cosa che aumentava il già elevato livello di pericolo essendo i piloti costretti a volare a quote relativamente basse in prossimità delle montagne. Se poi ai rischi insiti della missione sommate, come avvenne quella notte, lo scatenarsi di una violenta tempesta, potete intuire le difficoltà affrontate dagli equipaggi. Sembra la trama di un film eroico, purtroppo fu la triste realtà vissuta da molti giovani aviatori nel tentativo di portare a compimento la missione a loro affidata.
Il KH-239, volando nella tempesta, finì con lo schiantarsi contro le pareti del Monte Freidour, senza possibilità di scampo per gli otto componenti l’equipaggio, dall’età compresa fra i 20 ed i 24 anni:
F/Sgt Clarence Lawton – Sgt Thomas Fotheringham – Sgt Eric Clift – Sgt Geoffrey Tennison – Sgt David Bishop – Sgt Dennis Wellon – Sgt Stanley Lockton – Sgt John Bucks
Le salme degli aviatori vennero sepolte al Colle Sperina, poco sotto la vetta del Freidour, dove è collocata una lapide alla memoria. Successivamente le salme vennero riesumate per essere sepolte nel cimitero britannico di Milano.
Sulla vetta del Freidour spicca il monumento alla memoria dell’equipaggio, inaugurato nel settembre 1994: si tratta di un’opera fortemente rappresentativa, raffigurante delle ali protese verso il cielo ed il territorio sottostante, quasi a simboleggiare un abbraccio fraterno. Abbraccio che mi piace interpretare essere esteso agli equipaggi di altri cinque velivoli che quella stessa notte si schiantarono sulle montagne piemontesi. Il monumento è realizzato in acciaio ed è un’opera pregevole dello scultore Michele Privileggi.
Il Monte Freidour, una meta consigliata a chiunque voglia unire il piacere di una sana camminata nei boschi alla visita di un sito storico. Il percorso su sentiero, dal parcheggio auto in località Dairin alla cima del Freidour, attraverso il già citato Colle Sperina, non presenta difficoltà alcuna, se non il superamento di un dislivello di circa 500 metri. Oltre al monumento, di interesse storico ed artistico, dalla vetta si gode uno splendido panorama a perdita d’occhio su parte dell’arco alpino, compresa la mole imponente del MonViso, delle vallate limitrofe e della pianura pinerolese.
Il lavoro di ricerca effettuato dal Sig. Franco Manuel ha permesso di portare alla luce alcuni frammenti del velivolo e rari documenti storici; di seguito alcune immagini del materiale rinvenuto, disponibili alla pubblicazione per gentile concessione del Sig. Manuel:
Dettagli sull’itinerario al link: https://www.gulliver.it/itinerario/12268/
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