Il soccorso su impianti a fune. I moderni impianti di risalita a fune (cabinovie, ovovie, funivie) hanno raggiunto uno standard di affidabilità elevatissimo e dispongono di sistemi di sicurezza tali per cui, anche nelle rare eventualità di guasti od incidenti, è quasi sempre possibile ricoverare le cabine ed i loro passeggeri in modo autonomo.
Occorre considerare che detti impianti possono trasportare centinaia di persone simultaneamente; evacuare così tante persone potrebbe richiedere tempi lunghissimi via terra. In inverno poi è necessario, possibilmente e compatibilmente con la specifica situazione, completare l’evacuazione prima che sopraggiunga la notte, onde evitare ai passeggeri i problemi legati al freddo intenso ed alla quota elevata.
In quei rari casi in cui si renda necessario evacuare le cabine là dove si sono fermate occorre quindi agire con tempestività e perizia, operazione che richiede conoscenze specifiche per acquisire le quali le organizzazioni preposte al soccorso si addestrano in modo mirato, poiché solo personale altamente qualificato e costantemente allenato può affrontare con successo situazioni così estreme.
Tali addestramenti vengono programmati usualmente nel periodo autunnale, quando, terminata la stagione turistica estiva ed in attesa dell’avvio della stagione sciistica invernale, gli impianti sono fermi per la manutenzione. Per saperne di più sull’argomento ho partecipato ad una delle sessioni di addestramento, in favore di alcuni medici, condotta dal Soccorso Alpino Valdostano nello scorso mese di ottobre in località Staffal di Gressoney, nella valle del Lys ai piedi del Monte Rosa.
In detta località, sede di stazioni di partenza di alcuni impianti a fune, sono convenuti medici e tecnici di elisoccorso ed ovviamente l’elicottero del servizio HEMS (elisoccorso) regionale, un Leonardo AW139 della società di lavoro aereo Airgreen, il quale è basato presso l’aeroporto di Aosta.
Innovazione tecnologica.
Da notare che per l’attività che vado a descrivere è stato utilizzato l’esemplare marche I-WOOD, che oltre ad essere la macchina usualmente in servizio in Valle d’Aosta è anche il più recente esemplare di AW139 acquisito da Airgreen; occorre specificare che in caso di fermi tecnici/manutenzioni programmate la macchina viene sostituita con un’altra dello stesso tipo.
L’attività ha offerto anche l’opportunità di apprezzare una importante novità tecnica installata su detta macchina, ossia l’implementazione dell’aggiornamento Phase 8 del software di avionica integrata Honeywell Primus Epic. Si tratta di una funzionalità avanzata del Synthetic Vision System la quale presenta sul display di volo primario lo scenario esterno riprodotto in 3D, sia esso il terreno sorvolato che l’ambiente e gli ostacoli di fronte ed ai lati dell’elicottero; inoltre una funzionalità 2D Interactive Navigation visualizza con estrema precisione, su una mappa nello MFD (Multi-Functional Display), la posizione dell’elicottero ed il piano di volo. Tutto ciò si traduce in una assistenza alla navigazione ed alle operazioni di avvicinamento e atterraggio, permettendo così di ridurre il carico di lavoro dei piloti ed allo stesso tempo incrementare la loro percezione situazionale.
L’evacuazione impianti a fune.
L’attività alla quale ho preso parte è un aggiornamento per alcuni medici, altre sessioni possono prevedere anche la qualifica operativa a questa specialità, sia per il personale sanitario che tecnico. A seconda della tipologia di addestramento vengono proposti scenari di soccorso più o meno complessi, vale a dire dalla semplice verricellata in calata sulla cabina, e da questa la successiva calata a terra, ad un evento più complesso con alcuni soccorritori che prendono posto nelle cabine, simulando gli eventuali passeggeri che devono essere soccorsi. Per completezza d’informazione descrivo una attività complessa, più articolata di quanto avvenuto in occasione della mia visita.
Ad impianto fermo per manutenzione le cabine si trovano sospese lungo il tragitto dell’impianto di risalita, ferme ad altezza variabile dal suolo. L’assenza di neve ed il tepore di una calda giornata di ottobre rendono agevole lo svolgimento dell’addestramento; non sarà così nell’eventualità di un soccorso reale in periodo invernale, quando freddo, neve, ghiaccio e talvolta vento rendono i movimenti più difficoltosi e le superfici instabili e scivolose.
Per quanto riguarda il posizionamento dell’elicottero sulla verticale della cabina vi sono due filosofie d’azione. Una è rimanere alti per evitare che il flusso d’aria del rotore possa disturbare le operazioni. La seconda, al contrario, è rimanere bassi in modo da avere una visione migliore e maggiori punti di riferimento. Nell’addestramento qui descritto l’ AW139 è rimasto a circa 10 metri sopra la cabina senza provocare particolari disturbi alle persone od oscillazioni alla cabina stessa. Calare i soccorritori sul tetto della cabina, mediante il verricello dell’elicottero, è una operazione delicata. Tre le fasi salienti della verricellata durante le quali occorre adottare adeguate precauzioni.
Prima fase: la calata. L’operazione deve essere effettuata tassativamente sulla parte più esterna del tetto della cabina, mai sulla verticale al centro della cabina stessa. Questo perché i cavi portanti della cabina (linee di andata e ritorno) potrebbero essere impattati dal soccorritore e cosa assai più grave dal gancio del verricello. Se ciò avvenisse, ed il gancio o la fune del verricello rimanessero accidentalmente vincolati alle funi portanti, la stabilità ed il volo dell’elicottero potrebbero essere in serio pericolo.
Seconda fase: quando l’operatore è sul tetto non si deve vincolare meccanicamente con moschettoni alla cabina, ma deve aggrapparsi fisicamente alla stessa (ad esempio abbracciando il montante). Questo perché assicurarsi meccanicamente vuol dire vincolare tutto il sistema, soccorritore-cabina-elicottero, il che sarebbe molto pericoloso in caso di emergenza da parte dell’elicottero.
Terza fase: nel rilasciare il gancio del verricello il soccorritore deve esporsi il più possibile esternamente, questo perché, come già detto, se rilasciato sulla verticale della persona il gancio potrebbe impattare i cavi portanti. Quindi il soccorritore agisce in questa sequenza: vincolo a braccio, rilascio del gancio del verricello, vincolo meccanico alla struttura. Occorre considerare che le cabine possono essere di varie dimensioni, offrendo talvolta poco spazio libero sul tetto.
Quarta fase: a questo punto il soccorritore utilizza la fune portante dell’impianto di risalita come punto di ancoraggio per le sue corde di calata. Quindi sblocca le porte con apposito comando e si cala di fronte alle porte stesse in modo da creare col suo corpo una barriera tale che nessuno degli occupanti la cabina possano accidentalmente uscirne precipitando nel vuoto. Per maggiore sicurezza tende una corda fra le porte quale segnalazione visiva di pericolo.
Quinta fase: ciò fatto imbraca i passeggeri, uno alla volta con apposito pannolone o triangolo di evacuazione (è possibile anche evacuare due persone alla volta, ma per facilità di gestione nei movimenti di uscita dalla cabina e successiva calata è preferibile agire singolarmente; occorre considerare che molte persone, fra le quali bambini, potrebbero essere impaurite o ferite). La persona così assicurata viene fatta sedere sul pianale, esporre le gambe fuori della cabina, messa in tensione e calata.
Il tutto, eseguito da mani esperte quali quelle dei soccorritori, è una sequenza molto veloce che non pone grosse complicazioni. Il soccorritore, nel caso si renda necessario, con le stesse tecniche descritte può far verricellare sulla cabina un medico, accompagnarlo in cabina e calarlo a terra, in tutta sicurezza, così come avvenuto nella esercitazione alla quale ho presenziato. Sovente la presenza del medico è necessaria per soccorrere persone ferite, colte da panico o in ipotermia.
L’impiego dell’elicottero è fondamentale in una emergenza di questo tipo, il soccorso su impianti a fune. Con esso è possibile trasportare velocemente un gran numero di soccorritori direttamente sulle varie cabine sospese lungo il percorso dell’impianto di risalita. Allo stesso modo l’elicottero sarà il mezzo più idoneo per trasportare a valle, o direttamente in ospedale, le persone soccorse che ne abbiano necessità.
Nota
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