MISSIONE CAMALEONTE.
Italian Army Contingent, Obretiv – Camp Echo-India.
5.30am Zulu time.
Due assetti del contingente dell’Esercito, il Distaccamento Operativo della Task Force Alfa e il 3° Reggimento Elicotteri Operazioni Speciali (REOS) “Aldebaran”, ricevono contemporaneamente un Fragmentary Order (FRAGO), con il quale il Comando della coalizione internazionale della quale fa parte il contingente italiano, insediata in un Paese straniero fortemente destabilizzato, richiede l’esecuzione di una missione che necessita dell’impiego delle Special Forces supportate da adeguati assetti ad ala rotante che ne garantiscano la loro infiltrazione/esfiltrazione in territorio ostile.
Sulla base Echo-India a Obretiv il REOS ha allestito uno Special Operations Air Task Group (SOATG), con alle dipendenze due Special Operations Task Unit (SOATU), costituite da elicotteri CH-47F e NH-90 in prontezza operativa.
Il FRAGO detta il target e i tempi entro i quali la missione deve essere eseguita, oltre a informazioni su vari aspetti dello scenario operativo; a fronte delle indicazioni ricevute il personale della Task Force Alfa valuta la composizione e relativo equipaggiamento del team Special Forces necessari per portare a termine la missione assegnata.
In ambito SOATG la Cellula S3, dedicata alla pianificazione operazioni, lavora allo sviluppo di varie ipotesi del come si intende eseguire la missione, lo si fa sulla base del FRAGO e delle esigenze della Task Force, congiuntamente con quest’ultimo, secondo il concetto di “parallel planning”.
I Comandanti del SOATG e della Task Force validano la soluzione migliore fra quelle processate, apportando a essa delle modifiche se necessario, il tutto mentre la Cellula S2, dedicata alle informazioni tattiche, si confronta con gli organi di “intelligence” della Coalizione, monitora continuamente il teatro operativo e aggiorna costantemente il SOATG fino a pochi minuti prima del decollo.
I due modelli di elicottero utilizzati per la Missione Camaleonte: CH-47F e NH-90
Al termine del processo di pianificazione, si effettua l’Air Mission Briefing, al quale partecipano tutti gli operatori coinvolti. L’Air Mission Commander, responsabile della condotta degli assetti aeromobili, spiega come si svolgerà la missione che verrà lanciata a breve. Data la complessità dell’operazione, denominata ‘Camaleonte’, vengono indetti altri briefing che interessano alcune attività specialistiche nell’ambito dell’operazione stessa, una su tutte il Forward Arming and Refuelling Point (FARP), una risorsa di pregio che, nel rendere disponibile il carburante in prossimità della zona operativa, consente anche di gestire al meglio la configurazione degli elicotteri.
Al di là del compito specifico della Special Forces l’operazione si prospetta complessa dal punto di vista aeronautico perché la distanza del target dalla base Echo-India è notevole, inoltre si prevede la possibilità di una prolungata permanenza in volo sul teatro operativo dei due elicotteri NH-90, deputati alla infiltrazione/esfiltrazione del personale combat.
Per far fronte a detta necessità si pianifica l’impiego di un elicottero CH-47F, al quale viene assegnato il nominativo radio call-sign ‘Ermes50’, con il quale allestire un’area avanzata per il rifornimento di carburante (FARP) dei due NH-90, denominati rispettivamente ‘Ermes20’ ed ‘Ermes21’.
I due NH-90, Ermes20 e Ermes21, rompono la formazione con il CH-47F dal quale sono state riprese le immagini.
Da notare i mitraglieri ai portelloni laterali.
Camp Echo-India
7.30am Zulu time
Gli elicotteri sono in prontezza operativa con un allestimento standard, per l’operazione devono essere configurati con alcuni equipaggiamenti e avvertenze dedicati alla missione.
Poiché per raggiungere i targets ‘Ermes20’ e ‘Ermes21’ dovranno sorvolare un tratto di mare, gli stessi vengono dotati di equipaggiamenti di sopravvivenza (survival equipment) nel caso di ammaraggio, così come tutti i membri dell’equipaggio indosseranno giubbotti per il galleggiamento.
‘Ermes20’ viene configurato per il trasporto del Team Special Ops per la ‘Hot Insertion/Extraction’, mentre ‘Ermes21’ viene allestito in configurazione Medevac, con barella NATO e un medico a bordo, per far fronte alla possibile evacuazione di personale ferito.
La disponibilità del FARP offre la possibilità per entrambi gli NH-90 di gestire il carico di carburante, imbarcando il necessario fino al successivo rifornimento in area avanzata; così facendo si riduce il peso della macchina ottimizzando le prestazioni della stessa, un fattore apprezzabile in operazioni che richiedono il massimo della rapidità e maneggevolezza, e garantendo un margine di carico utile ancora disponibile.
A bordo di un NH-90: apprezzabile l’ampio spazio disponibile nonostante le due postazioni mitraglieri, sui due lati, siano ingombranti.
Entrambe le macchine dispongono di due mitragliatrici Dillon M134 ad alta cadenza di tiro, con 3.000 colpi disponibili ognuna, che forniscono la capacità di fuoco difensivo per l’autoprotezione dell’elicottero e del personale a terra; le armi sono posizionate ai due portelloni laterali garantendo un’ampia copertura dello spazio attorno all’aeromobile.
‘Ermes50’, il CH-47F, viene allestito con i serbatoi di carburante e i sistemi di pompe ad alta pressione, manicotti, raccordi, sistemi antincendio e tutti gli strumenti necessari all’allestimento del FARP nell’area prescelta. Per ‘Ermes50’ si tratta di una missione nella missione, tanto che l’evento prende il nome di ‘Operation Camel Support’. Il FARP è solo una delle numerose capacità tecniche peculiari del 3° REOS.
Per l’autodifesa l’elicottero è armato con tre sistemi d’arma, due mitragliatrici ai portelli laterali a ridosso della cabina di pilotaggio e una posizionata in rampa posteriore, inoltre viene imbarcato un team di personale qualificato OS (Operazioni Speciali), al pari degli equipaggi degli altri elicotteri, che forniranno la sicurezza perimetrale dell’area di rifornimento.
A bordo del CH-47F: a sinistra i due mitraglieri nelle postazioni anteriori; da notare che nel corso delle operazioni a terra i mitraglieri utilizzano armi brandeggiabili che offrono una maggiore mobilità e quindi copertura dello spazio attorno all’elicottero. A destra è apprezzabile la dimensione del serbatoio carburante e di parte degli equipaggiamenti necessari per il suo funzionamento.
Camp Echo-India
8.15am Zulu time.
La missione Camaleonte è confermata.
Prima del lancio della missione la Cellula S2 raccomanda l’assunzione di ulteriori precauzioni poiché vi è una forte attività di disturbo delle comunicazioni (jamming) e anche della navigazione (spoofing).
Tra le contromisure precauzionali vi è il pianificare la missione su carta e, per tutto il personale a bordo, il non utilizzo di apparati tracciabili come telefoni cellulari e orologi GPS, questo perché il tracciamento di numerosi segnali in rapido e simultaneo spostamento a bassa quota è indice evidente di un elicottero in movimento; il bello e il brutto della tecnologia, potremmo dire.
In circa cento minuti di volo la formazione dei tre Ermes raggiunge la zona FARP; i due NH-90 effettuano una ricognizione dell’area per rilevare eventuali rischi per l’occupazione del sito ed escludere la presenza di forze ostili; il CH-47F procede all’atterraggio, sempre sotto la copertura aerea degli altri elicotteri, effettuato il quale ‘Ermes20 e 21’ proseguono verso il loro target dove le Special Forces effettueranno una ricognizione utilizzando anche tecniche peculiari di elisbarco e recupero.
I tre ‘Ermes’ in volo: elicotteri centrali nella dottrina e nelle procedure d’impiego dell’AVES e del REOS.
Per il personale addetto al FARP inizia una attività frenetica ma precisa poiché ogni componente ha un incarico ben definito e analizzato in ogni dettaglio in fase di briefing: gli addetti alla vigilanza armata si dispongono presso i punti prestabiliti ai margini della zona rifornimento, nel mentre gli addetti al FARP dispongono le manichette e l’assistenza antincendio per il rifornimento degli NH-90 che avverrà in posizione a ore 8 rispetto al CH-47F. In caso di necessità è possibile predisporre due piazzole per il rifornimento contemporaneo di due elicotteri.
L’equipaggio di condotta rimane a bordo di ‘Ermes50’, piloti al loro posto, mitraglieri laterali in postazione, rotori fermi, APU in funzione (per permettere l’utilizzo dei sistemi di bordo, come le radio): ora la ‘mucca’, come viene soprannominato con un tocco di humor il CH-47 in configurazione FARP, è pronta per elargire il suo carico di carburante.
Allestimento della FARP zone: ad ognuno degli operatori è assegnato un compito preciso, svolto con celerità, precisione e sicurezza grazie agli addestramenti, tanto più necessari in quanto trattasi di una attività potenzialmente pericolosa.
Quando ‘Ermes21’ ritorna sulla FARP zone effettua una breve ricognizione per poi posarsi sulla piazzola dedicata al rifornimento, che avviene a rotore in moto e con i mitraglieri di bordo alle loro postazioni. Pochi minuti per imbarcare il carburante richiesto, poi l’NH-90 va a posizionarsi su una piazzola più arretrata, predisposta per l’attesa e l’eventuale riconfigurazione e riarmo.
Trascorsi una ventina di minuti ‘Ermes21’ decolla per andare a sostituire in prossimità del target ‘Ermes20’, il quale è in volo di rientro per andare a sua volta a effettuare il rifornimento. Azioni e tempi meticolosamente pianificati, nulla può essere lasciato al caso, anche se nel corso dell’operazione possono essere apportate modifiche alla pianificazione, dettate dall’evolversi della situazione operativa.
Allorché ‘Ermes21’ rientra dopo aver recuperato il team della Task Force, fortunatamente tutti illesi, si alza in volo anche ‘Ermes20’; i due NH-90 prestano copertura aerea a ‘Ermes50’ mentre il personale del CH-47F reimbarca tutto il materiale e gli addetti alla vigilanza armata raggiungono la macchina.
Gli NH-90 nella FARP zone per il loro rifornimento, il tutto si svolge sotto l’occhio vigile degli addetti all’antincendio
La parte dinamica dell’operazione è finita, in realtà la stessa termina solo con l’atterraggio presso Camp Echo-India in quanto anche il volo di rientro può essere soggetto a minacce di vario tipo.
L’operazione descritta è in realtà una giornata addestrativa svoltasi a Viterbo (Obretiv nel racconto, Viterbo scritto al contrario), del tutto rispondente a quella che potrebbe essere una missione reale, facente parte di un corso estremamente impegnativo denominato EVOS e che si svolge con cadenza annuale, al termine del quale i frequentatori ottengono la qualifica di Equipaggio di Volo per Operazioni Speciali (EVOS) che consente loro di operare con il 3° REOS.
Il racconto della missione consente di comprendere le dinamiche delle Operazioni Speciali, ora procediamo ad analizzare nel dettaglio cosa si cela dietro i tre principali acronimi citati, REOS – EVOS – SOATG, in modo tale da avere una visione globale sul supporto aereo fornito dall’AVES alle Forze Speciali, comparto dell’Esercito altamente specializzato.
Fasi del rifornimento di un NH-90
IL 3° REOS.
Il Reggimento Elicotteri Operazioni Speciali è un reparto permanentemente orientato alle attività del comparto operazioni speciali, concepito e strutturato per supportarle manovrando nella terza dimensione e conducendo operazioni terrestri.
Il REOS nasce come reggimento nel 2014, sulla base di una storia pregressa iniziata nel 2002 con il Reparto Elicotteri Operazioni Speciali. Un reggimento, quindi, assai giovane che celebra quest’anno il decimo anniversario e il cui motto, la parola latina “DURABO”, che significa resisterò, ben esprime la sua vocazione. Basato sull’aeroporto di Viterbo, il REOS dipende dalla Brigata Aeromobile “Friuli”, “Grande Unità” dalla quale dipendono tutti i reggimenti e i distaccamenti operativi dell’AVES (Aviazione dell’Esercito),
Il REOS è il solo reggimento ad avere in dotazione tre linee di elicotteri, il che consente all’unità di possedere la capacità e flessibilità per operare in ogni ambiente, in qualsiasi circostanza, di giorno come di notte. Oltre ai CH-47F (ETM Elicottero Trasporto Medio) e NH-90A (UH-90 ETT Elicottero Trasporto Tattico), menzionati nel racconto della missione Camaleonte e costituenti la componente più capacitiva del Reggimento, la linea volo comprende anche alcuni AB-412 (HH-412 ESC Elicottero Sostegno al Combattimento) che sono in fase di progressiva dismissione; questi ultimi verranno sostituiti da una flotta di LUH-169 (Light Utility Helicopter) già in ordine, versione militare del noto AW-169, ma non è esclusa la valutazione dell’opportunità di acquisire anche elicotteri di una classe intermedia fra i 169 e gli NH-90.
A fianco di un HH-412 due operatori qualificati sia OS che Eli-recuperatori, in quest’ultima veste usualmente operano in coppia.
Il REOS dispone di una componente tecnico-manutentiva capace di effettuare manutenzioni di 1° livello e fino alle 300 ore anche in teatro operativo, come è stato in Afghanistan. Il Reggimento, nei suoi primi dieci anni di vita ha già operato e condotto anche missioni Personnel Recovery e Medevac in Afghanistan, Mali e Iraq, e in quest’ultimo paese è presente tutt’ora con elicotteri NH-90.
Oltre all’attività primaria di supporto aereo alle Forze Speciali, infiltrazione ed esfiltrazione in ambiente ostile, il REOS opera anche missioni di Personnel Recovery Avanzata e Medevac, cioè il recupero di personale, anche traumatizzato o ferito, in scenari ad alto rischio, a tutti gli effetti costituenti Operazioni Speciali. Oltre a ciò, il REOS risponde alle esigenze convenzionali di trasporto truppe e materiali, aviolancio, ricognizione, ecc.
Sebbene il Reparto conduca operazioni con tutte le unità dell’Esercito, per vocazione i principali ‘utenti’ del REOS sono i Reparti delle Forze Speciali dell’Esercito: il 9° Reggimento d’Assalto Paracadutisti ‘Col Moschin’, il 185° Reggimento Paracadutisti Ricognizione Acquisizione Obiettivi ‘Folgore’, il 4° Reggimento Alpini Paracadutisti Ranger ‘Monte Cervino’.
Per le attività definite “SAOS” al livello Difesa, Supporto Aereo alle Operazioni Speciali, il REOS possiede capacità acquisite e affinate nel tempo che costituiscono delle tecniche del tutto peculiari, non convenzionali per le tradizionali forze aeree. Una di esse è il FARP, che già ho descritto e che rappresenta un valore aggiunto di pregio alla capacità di proiezione delle Forze Speciali.
Lo stemma del REOS ed uno sguardo alla componente tecnico-manutentiva, vitale per il funzionamento del Reggimento, con un NH-90 in manutenzione.
Un’altra è la Soft Boat Release, inserzione di battelli gonfiabili motorizzati utilizzati dalle Forze Speciali; una tecnica che è usata sempre meno in favore della inserzione e recupero di RHIB, Rigid Hull Inflatable Boat: si tratta di un battello rigido, completamente equipaggiato, trasportato appeso ai ganci del Chinook e depositato sull’acqua; il team Forze Speciali che si trova a bordo del CH-47F viene quindi calato a bordo del RHIB attraverso la botola sul pavimento dell’elicottero. Altra tecnica utilizzata su acqua è la “biscaglina”, ovvero l’utilizzo di scalette di corda, sia con NH90 sia con CH-47F, per il rilascio e recupero di incursori in configurazione subacquea motorizzati grazie all’impiego di trascinatori.
Altre tecniche impiegate, comunque specialistiche anche se meno peculiari, sono il Rappelling, tecnica che consente la rapida calata contemporanea di operatori Special Ops dall’elicottero all’hover, utilizzando corda singola o doppia; Il Fast Rope che prevede l’utilizzo di “canaponi” con i quali gli stessi possono calarsi a terra in rapida successione. Utilizzando gli stessi canaponi, dotati di specifici anelli all’estremità, è possibile inoltre effettuare l’estrazione di quattro soldati appesi a ogni canapone; detta “capacità” è denominata FRIES, dal nome del sistema impiegato (Fast Rope Insertion-Exctraction System).
L’Hely-sniping è invece l’azione a fuoco di tiratori scelti dall’elicottero in movimento.
E infine, lavorando con personale qualificato paracadutista, è possibile l’aviolancio da elicottero in diverse modalità e a diverse quote.
Un CH-47F Chinook in attività con le Forze Speciali: a sinistra la tecnica Fast Rope (calata a terra in rapida successione), a destra la tecnica FRIES, entrambe descritte nel testo.
Generalmente le missioni del reparto sono ‘time-critical’, a seconda dell’obiettivo da conseguire e del tempo di risposta esistono dei piani a rapidissima reazione, considerando che una operazione speciale di norma è limitata nel tempo e nello spazio, su obbiettivi puntiformi.
Il tempo di reazione rispetto a una missione di Personnel Recovery o Medevac è pressoché immediato. Occorre specificare che vi sono vari livelli di Personnel Recovery poiché, per esempio, una missione lanciata in seguito a un atterraggio forzato per un problema tecnico è uno scenario meno estremo del recupero del personale di un elicottero abbattuto in territorio nemico e sotto minaccia armata incombente.
Vi sono poi missioni estremamente complesse, interforze, che prevedono l’impiego di copertura aerea, velivoli AWACS e di appoggio tattico, la scorta di elicotteri da attacco come l’A-129 Mangusta, ecc.
CORSO EVOS.
Al fine di avere la massima integrazione fra gli equipaggi di volo e il personale delle Forze Speciali è stato istituito il Corso EVOS, Equipaggio di Volo Operazioni Speciali, il quale fornisce un addestramento di base simile fra tutto il personale che conduce attività SAOS. Il concetto è valido ed esteso anche agli equipaggi di volo dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare.
Il Corso, giunto quest’anno alla 4° edizione della sua recente riconfigurazione, dura 9 settimane, anche se poi nella realtà, una volta acquisito il brevetto OS Operazioni Speciali, il personale è impegnato in continue esercitazioni, tanto che al REOS si fanno circa 180 giorni di esercitazione all’anno; un impegno assiduo e oneroso dovuto proprio alla complessità delle Operazioni Speciali.
Il Corso si sviluppa su tre moduli: Terrestre (o Land) – Pianificazione – Volo. La parte Land è estremamente impegnativa e selettiva, dura 5 settimane e prevede una specifica preparazione fisica, una fase di topografia terrestre e orientamento, utilizzo di sistemi d’arma, rilascio controllato di informazioni, tecniche di sopravvivenza.
Il modulo Pianificazione dura 2 settimane e mira a far acquisire e sviluppare la piena conoscenza dei programmi di pianificazione e condotta operazioni aeree, dell’organizzazione e del funzionamento di un SOATG, delle attività di Personnel Recovery, delle tecniche di volo peculiari, della configurazione degli elicotteri e delle armi di bordo. Il terzo modulo, Il Volo, anch’esso di 2 settimane, prevede attività di vario tipo, diurne e notturne, su mare e specchi d’acqua, in montagna, in zone polverose, tecniche e procedure di volo NVG e FLIR.
La missione Camaleonte descritta nell’articolo è una delle molte attività espletate durante il Modulo Volo.
Personale OS addetto alla vigilanza armata del perimetro della zona di operazione FARP
Effettivi al REOS vi sono istruttori provenienti dal comparto Forze Speciali, che collaborano alla formazione e valutazione del personale EVOS a muoversi sul terreno. L’addestramento viene condotto nelle condizioni più realistiche poiché i frequentatori devono essere in grado di gestire ogni possibile evento anche dal punto di vista psicologico e con la massima resilienza.
Per esempio, i mitraglieri di bordo menzionati nel racconto della missione Camaleonte, qualificati OS, sono anche paracadutisti, esperti nell’uso di sistemi d’arma e si occupano del Personnel Recovery in scenari ostili. Sono anche “Eli-recuperatori” qualificati, ovvero professionisti abilitati a operare al verricello anche in condizioni critiche. Alcuni dei mitraglieri sono anche soccorritori militari, ovvero sono qualificati alle manovre di primo soccorso ed aiutare il medico nello stabilizzare il paziente.
Per le missioni di soccorso il personale qualificato eli-recuperatore opera abitualmente in coppia dei quali uno si occupa della sicurezza, dell’imbrago del personale e della stabilizzazione della barella durante il recupero con il verricello, mentre il secondo accompagna la risalita; entrambi poi accompagnano il medico e l’assistente sanitario e li aiutano a stabilizzare la persona per l’immediato recupero. La dinamica di un intervento è comunque soggetta alla valutazione dello scenario che ci si ritrova ad affrontare; tutto il materiale per il soccorso è certificato, non vi è nulla di improvvisato, ed è ridotto all’essenziale al fine di snellire le operazioni.
Gli equipaggi di volo del REOS, inoltre, effettuano da anni attività di addestramento interforze con specifico riferimento alle procedure di volo, allo scopo di perseguire un miglioramento continuo dell’integrazione con i reparti paritetici dell’Aeronautica Militare e della Marina Militare. Con essi vengono condivise le stesse procedure di pianificazione e vi è un manuale procedurale congiunto. Vi è anche una focalizzazione sull’addestramento terrestre e sulle procedure di fuga e recupero poiché si è esposti al rischio reale rimanere a terra a seguito di una inserzione/estrazione abortita per varie cause.
A bordo di un CH-47F: il moderno cockpit e l’installazione in rampa della postazione mitragliere, affiancato dallo specialista.
SOATG SPECIAL OPERATIONS AIR TASK GROUP.
Il compito tattico principale del REOS è quello di fornire nella sua massima configurazione una unità di comando e controllo estremamente complessa, denominata SOATG, sovente interforze, nella quale possono confluire aeromobili ad ala rotante e fissa di tutti i reparti che conducono attività SAOS, interforze, nazionali o internazionali, sia provenienti dai reparti specializzati, sia provenienti da unità convenzionali.
Idealmente, questa struttura deve essere schierabile nel minor tempo possibile anche a grande distanza dal Paese, ove le necessità della Difesa lo richiedano. Affinché ciò sia possibile è necessario uno sforzo (anche logistico) considerevole per allestire il SOATG, in termini di capacità, procedure e mezzi, tanto che in Europa solo tre Forze Armate rispondono ai requisiti degli standard NATO e una di esse è l’Esercito Italiano attraverso il REOS che riceve in concorso altri assetti dall’Aviazione dell’Esercito.
Infatti, un SOATG come quella allestito per l’esercitazione “Camaleonte” è costituita, oltre alle SOATU e agli elicotteri già menzionati nel racconto, da un insieme di cellule operative ognuna di vitale importanza. Il SOATG dispone di un comando, di aree dedicate ai briefing e alla pianificazione e di cinque cellule denominate S1, S2, S3, S4 e S6, dove S significa Specialist.
La cellula S3 è probabilmente la più importante, il cuore pulsante del SOATG dove arrivano gli ordini, si conduce la pianificazione, si coopera con i livelli superiori e collaterali per comunicare e ricevere sviluppi e aggiornamenti. Tra gli strumenti a disposizione un “Battlepad” ovvero un grande schermo interattivo tramite il quale si pianificano e condividono le missioni e può essere utilizzato anche come lavagna elettronica, ed è ripiegabile in un apposito contenitore. La cellula S3 dispone inoltre di apparati radio, inclusi quelli satellitari, con diverse capacità di comunicazione cifrata.
L’allestimento della struttura di Comando e Controllo è comunque assai snello, allo scopo di poter essere aviotrasportato e soprattutto assemblato ed eventualmente spostato in modo speditivo.
Postazione mitragliere per l’autodifesa attiva a bordo di un NH-90: nella foto a sinistra in decollo dalla zona FARP mentre offre copertura al CH-47F ancora sul terreno; a destra gli stessi elicotteri nel corso del volo di rientro alla base
CONSIDERAZIONI.
Le parole del Comandante il REOS, Colonnello Gianpaolo Rapposelli, ben sintetizzano l’essenza del Reggimento: “in Italia l’ala rotante è un’eccellenza, tanto più in ambito Esercito e il REOS è espressione diretta di tale eccellenza. Nell’ambito delle Operazioni Speciali lo sfruttamento della “Terza Dimensione”, ovvero la mobilità dall’aria nell’ambito della manovra terrestre, è imprescindibile e, in tal senso, il REOS costituisce un punto fermo da due decenni grazie all’esperienza acquisita in tutti i teatri operativi, alla selezione, formazione e addestramento del personale, nonché all’affinamento delle procedure relative al Supporto Aereo alle Operazioni Speciali.
Peraltro le flotte CH-47F ed NH90A in organico sono assolutamente funzionali e versatili. Infatti non solo lo “Chinook” è un modello di ultima generazione con motori, pale e avionica allo stato dell’arte, ma anche l’NH90 è una macchina molto differente dal modello iniziale avendo ricevuto una serie di aggiornamenti di configurazione che la rendono flessibile e calzante all’impiego, come dimostrato dall’impiego ormai più che quindicennale nei teatri operativi. Anche se il futuro prospetta dei possibili cambiamenti nel panorama delle capacità ad ala rotante questi elicotteri rimarranno assolutamente centrali nella dottrina e nelle procedure d’impiego dell’AVES e del REOS”.
Il Comandante del REOS, Colonnello Gianpaolo Rapposelli ed una rappresentazione artistica dello stemma del Reparto da lui comandato.
Avendo avuto il privilegio di vivere una intensa giornata addestrativa con il REOS, dai primi briefing mattutini al rientro serale in base, ho avuto modo di apprezzare, oltre alle capacità tecniche e professionali, la fortissima motivazione e dedizione del personale, senza le quali sarebbe impensabile pianificare, gestire e condurre attività tanto complesse e con fattori di rischio (nel caso di un evento reale) elevatissimi.
E ciò che stupisce ancor di più è l’umiltà e l’equilibrio con i quali il personale mi ha illustrato le proprie “skill”, quasi fosse un lavoro ordinario, cosa che non è. Ed è questo il giusto “mindset” cioè la giusta mentalità di un’eccellente unità costituita da persone selezionate e addestrate a lavorare in team con motivazione e spirito di corpo, qui presente nella massima espressione immaginabile.
FOTO E TESTI: DINO MARCELLINO / OPERAZIONI VOLO – VIETATA LA RIPRODUZIONE
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